sabato 31 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
mercoledì 28 gennaio 2015
martedì 27 gennaio 2015
A proposito di Very Bello...
Terza pagina Verybello.it: l’Italia dell’Expo è un puzzle incompleto Verybello.it: l’Italia dell’Expo è un puzzle incompleto Terza pagina di Manlio Lilli | 26 gennaio 2015 Commenti Più informazioni su: Dario Franceschini, Diritto d'autore, Expo 2015, Maurizio Martina, Ministero dei Beni Culturali, Siti Web, Turismo Manlio Lilli Archeologo Post | Articoli “Expo è l’occasione per diffondere l’offerta turistica del Paese, lavorando sull’idea del museo diffuso che rappresenta la forza dell’Italia. Dobbiamo mostrare il Paese delle cento città, dei borghi, delle tradizioni, della storia, dei siti archeologici e della bellezza naturale”. Ad affermarlo il nostro ministro per i Beni e le Attività culturali, Dario Franceschini, presentando il nuovo portale al quale sarà affidato il compito di veicolare l’immagine del Paese nel corso dell’Expo milanese. Un contenitore di eventi e luoghi che dovrà amplificare quello straordinario patrimonio culturale tante volte ricordato, disseminato da Nord a Sud. Verybello.it, questo il nome del sito, il riferimento imprescindibile per chi, soprattutto straniero, deciderà che l’esposizione milanese dovrà essere solo una delle tappe del viaggio in Italia. 1300 eventi suddivisi in dodici categorie, come hanno spiegato, accanto a Franceschini, il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, il sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni e il commissario di governo per l’esposizione milanese, Giuseppe Sala. A sentire e poi a leggere le dichiarazioni, Verybello, come sostegno all’Expo, si appresta a diventare lo strumento capace di dare l’avvio ad una nuova era. Non solo per i nostri mal messi Beni Culturali, ma per il Paese intero. “Un’occasione preziosa anche per far avvicinare gli stessi italiani al loro patrimonio”, per Franceschini. “Una svolta clamorosa, il tassello che mancava”, a detta di Sala. Un’euforia incontrollata che non sembra fare i conti con la realtà. Non sembra aver tenuto in considerazione la complessità esistente. “L’Italia cambia da un chilometro all’altro, non solo nei paesaggi, ma nella qualità degli animi; è un miscuglio di gusti, di usanze, di abitudini, tradizioni, lingue, eredità razziali”, scriveva Piovene nel suo celebre Viaggio in Italia, il libro del 1957, nato dal reportage pensato per la Rai, alcuni anni prima. Franceschini sembra essersi ispirato a quel Viaggio. Sfortunatamente la considerazione iniziale non sembra aver prodotto un ragionamento adeguato. Insomma l’esplicitata consapevolezza dell’Italia come “Museo diffuso” è rimasta un’idea. Non supportata da alcun tentativo di proiettare quell’idea, peraltro reale, nel portale online. Perché è vero che tra gli eventi in cartellone si spazia dalla musica al teatro, dall’archeologia al costume, coprendo ogni settore di possibile interesse turistico, spostandosi da una regione all’altra, indubitabilmente concentrandosi su luoghi generalmente non raggiunti dai grandi flussi turistici, ma questa operazione ha il demerito di fermarsi alle intenzioni. In ogni caso non di compiersi per intero. Mancando quel coinvolgimento con il territorio contermine che avrebbe assicurato davvero quella capillarità tanto auspicata. Venendo meno quella contestualizzazione che fa realmente “Museo diffuso”. Esemplificativo il caso delle Mostre. Così per “Immaginando città. Racconti di fondazioni mitiche, forma e funzioni delle città campane”, al Museo Archeologico di Santa Maria Capua Vetere e al Museo Archeologico Nazionale di Paestum dal 1 dicembre 2014 al 30 giugno 2015, manca qualsiasi riferimento al molto che è possibile vedere in loco. Lo stesso avviene per “All’alba della storia. Genti antiche dal Territorio cividalese” al Museo archeologico nazionale di Cividale dal 14 ottobre 2014 al 25 maggio 2015. Certo, è probabile che chi deciderà di andare a visitare quelle mostre si documenti e voglia provare a vedere aree archeologiche, musei e spazi culturali che sono nei dintorni. Ma il problema è proprio questo. Il Museo diffuso dovrebbe poter guidare i turisti. Agevolargli il compito. Offrirgli tutte le possibilità. Solo in questa maniera l’Expo, del quale è strumento imprescindibile il sito Verybello, avrebbe avuto la possibilità di essere un evento nazionale. In grado di coinvolgere tutti i territori. Il Palazzo Italia e il Cardo, che costituiscono il Padiglione Italia progettato dallo studio Nemesi & Partners in collaborazione con Proger/Bms, all’interno dell’Expo di Milano esprimono due concetti chiari. Rispettivamente, la piazza e il borgo lineare con le architetture lungo una strada. Due concetti che ben rappresentano l’Italia. A differenza di quanto sembra poter fare Verybello. Un contenitore di eventi, diligentemente ordinato per categorie. “Un catalogo straordinario delle offerte di tutta la Penisola”, per Borletti Buitoni. Ma, sfortunatamente, privo delle informazioni necessarie a restituire la complessità italiana dei Beni Culturali. Malauguratamente costruito su eventi che non divengono quasi mai pretesto per viaggiare, visitare e conoscere. Pochi dubbi esistono sulla promozione del sito. Ai 5 milioni di euro già trovati se ne dovranno aggiungere degli altri. Ma alla fine è più che probabile che l’operazione si farà. Minori certezze riguardano i benefici che questa dispendiosa impresa porterà, nel medio e lungo periodo, ai nostri territori innervati da frammenti di Storia, Arte e Archeologia. Ma forse l’importante è solo vendere più biglietti per l’Expo e non dare una chance a parti del Paese che in tempi recenti non l’hanno avuta. Incrementare gli 8 milioni di tagliandi, dei quali 5 all’estero, ricordati da Sala. Piuttosto che rivitalizzare, anche con l’indotto turistico, angoli del Paese, sostanzialmente ignoti. Per questo può bastare un cartellone di eventi. Insomma Verybello.
sabato 24 gennaio 2015
venerdì 23 gennaio 2015
Recuperato un Andrea del Sarto trafugato
giovedì 22 gennaio 2015
mercoledì 21 gennaio 2015
martedì 20 gennaio 2015
Antiquariato e arte: rassegna stampa
lunedì 19 gennaio 2015
venerdì 16 gennaio 2015
Rassegna stampa antiquariato e arte
L'arte sui giornali. La rassegna stampa di oggi Nuova retromarcia per Venaria Ennesima retromarcia sul bando per la direzione della Reggia di Venaria: il governo si oppone alla pubblica gara e impone la designazione di Turetta. La Regione Piemonte si arrende, non è ancora chiaro se Turetta sarà o meno affiancato da Vanelli per un anno. [La Stampa, La Repubblica] Allerta al Colosseo, possibile obiettivo dell’Isis Dopo che su internet sono circolate diverse minacce nei confronti della città di Roma da parte dell’Isis ieri il prefetto Giuseppe Pecoraro ha chiesto di avere 500 uomini in più per proteggere gli obiettivi a rischio, in primis il Colosseo. [Corriere della sera] La nuova casa di «Le Monde» Dopo aver scartato progetti di archistar ben più note, tra le quali Shigeru Ban e David Chipperfield, il gruppo editoriale di «Le Monde» ha scelto la proposta dello studio d'architettura norvegese Snøhetta per realizzare la sua nuova sede a un passo dalla stazione d’Austerlitz a Parigi. [Le Monde] Un successo per il mercato francese Tre importanti collezionisti hanno scelto la sede parigina di Sotheby’s per mettere all’asta le proprie raccolte. Si tratta dei duchi di Mortemart (vendita l’11 febbraio), della famiglia Dillée (18 marzo) e di Luis Grandchamp des Raux (28 marzo). [Figaro 15-1] José Miguel Cortés guida il «transito» dell’Ivam Dopo la disgraziata gestione di Consuelo Ciscar, che aveva gonfiato le cifre degli ingressi, José Miguel Cortés, il nuovo direttore dell’Instituto Valenciano de Arte Moderno, prova a risollevarne le sorti con una mostra significativamente intitolata «En tránsito», che raccoglie il meglio della collezione del museo. [El País 15-1] di Francesco Martinello, edizione online, 16 gennaio 2015
giovedì 15 gennaio 2015
mercoledì 14 gennaio 2015
martedì 13 gennaio 2015
lunedì 12 gennaio 2015
Arte di Guttuso
sabato 10 gennaio 2015
Arte analogica e virtuale
Arte al cinema
La grande arte al cinema Fra gennaio e giugno 2015, sette visite virtuali a musei e mostre 08/01/2015 Dall’8 gennaio 2015 presso Spazio Oberdan Milano, Fondazione Cineteca Italiana presenta La grande arte al cinema, rassegna dedicata ai più importanti musei del mondo e alle mostre più attese della stagione, raccontati dalla settima arte. Prenderanno vita al cinema, fra gennaio e giugno 2015, sette visite esclusive: L’Hermitage di San Pietroburgo, i Musei Vaticani in 3D, Matisse, Vermeer, Rembrandt, Van Gogh e gli Impressionisti. Una serie di appuntamenti dedicati alla grande arte al cinema, l’iniziativa che da due stagioni ha portato decine di capolavori della storia dell’arte e degli straordinari luoghi che le ospitano in più di 1.000 sale cinematografiche di tutto il mondo, riscuotendo un incredibile successo. Si tratta di film realizzati da grandi produzioni internazionali che, grazie anche alla tecnologia digitale, conducono gli spettatori alla scoperta di artisti, dipinti e spazi museali d’eccezione, permettendogli di osservare quadri e sculture nel dettaglio, guidati da esperti assolutamente fuori dal comune. Osservare quadri e sculture nel dettaglio, ascoltare il racconto degli organizzatori, entrare nelle segrete stanze e negli spazi in genere inaccessibili che hanno visto la mostra prendere forma: un’occasione unica per tutti gli appassionati d’arte, di viaggi e di cultura alla scoperta di storie che segnano il nostro modo di essere e di vivere.
giovedì 8 gennaio 2015
mercoledì 7 gennaio 2015
martedì 6 gennaio 2015
Investire in arte e antiquariato
Arte, crescono gli investimenti dei mecenati. Ma i quadri restano in salotto Secondo una ricerca dell'Associazione italiana private banking, le famiglie benestanti in Italia investono in opere d'arte. Quasi la metà dei campioni intervistati ne possiede una. Ma mancano i progetti culturali per valorizzarle di Manlio Lilli | 6 gennaio 2015 Agli inizi di dicembre “Una veduta di Roma dall’Aventino” di William Turner, il quadro considerato la più importante veduta della Città Eterna, è stato venduto da Sotheby’s, a Londra, per 30 milioni e 300 sterline. Appena un mese prima “Tete” di Amedeo Modigliani in asta a New York, ha raggiunto gli oltre 70 milioni di dollari. Mentre solo pochi giorni dopo “Flag”, una piccola bandiera a stelle e strisce dipinta da Jasper Johns, è stata venduta a 36 milioni di dollari. Cifre da record. Ma anche paradigmi di un modo tipico del passato di investire grandi somme ed esempi di un fenomeno in espansione. Anche in Italia. Secondo una recente ricerca dell’Associazione italiana private banking, i Paperon de’ Paperoni di casa nostra investono in opere d’arte. Quasi la metà delle famiglie intervistate ne possiede una. Molte di più, quasi l’83 per cento, dichiara di essere interessata a ricevere informazioni sul tema dal proprio istituto bancario. Ecco la fotografia del collezionista: abita prevalentemente nelle grandi città, è uomo o donna e a fare la differenza è il suo patrimonio. Chi infatti possiede fino a un milione di euro dichiara nel 32 per cento dei casi di possedere opere d’arte. Una percentuale che sale al 55% per chi ha oltre un milione di euro e fino al 58,6% per chi ha in banca oltre cinque milioni di euro. Mercanti e gallerie, insieme alle case d’asta, sono ancora solidi intermediari, come certifica il 52% di casi documentati per i primi e il 21% per i secondi. Novità invece si registrano per quanto riguarda il rapporto con altre figure, tutte in crescita. Dagli esperti indipendenti, alle compagnie assicurative, ai commercialisti e alle banche. Anche se il loro approccio nei confronti dell’arte si è andato trasformando negli ultimi decenni. Come aveva segnalato a settembre scorso il critico d’arte Philippe Daverio, “fino agli anni ottanta i banchieri hanno sostenuto l’arte e hanno investito in questo settore. E’ sufficiente fare l’esempio di Morgan Stanley che comprava opere”. Ma dagli anni Ottanta in avanti, le cose sono cambiate. ”Siamo passati dal banchiere mecenate alla finanza crudele”, aveva notato il critico. Il mercato dell’arte però continua a costituire un punto di riferimento per gli italiani più ricchi. Si può comprare e trovare di tutto, dai tradizionali dipinti all’archeologia, dalle sculture all’arte tribale, fino agli arredi d’epoca e ai tappeti. La pittura antica resta ancora un sicuro investimento. Ma con prezzi record. Anche per questo in crescita appare il mercato dell’arte contemporanea, con la ricerca di autori meno noti, sui quali rischiare. Anche se Claudio Borghi, autore del libro “Investire nell’arte. Il nuovo oro: come salvare i propri risparmi dalla crisi”, sostiene che, “con il nome noto è maggiore la componente di ‘valore già cristallizzato’ e minore la parte di possibilità di incremento. Con gli artisti emergenti si possono impiegare cifre minori e se si è bravi e fortunati si può trovare il Picasso di domani, ma il rischio che dopo alcuni anni il quadro non valga più nulla c’è”. Per questo motivo è necessario “sviluppare un occhio artistico, informarsi dai professionisti prima di acquistare opere d’arte”, come sosteneva André Rogger, responsabile della Collezione del Credit Suisse. “Non siamo più un Paese che guida la crescita culturale, come è successo un tempo. Al contrario, siamo trainati”, sostiene Daverio. La differenza tra nuovi e vecchi mecenati forse è proprio lì. In passato si investiva nella realizzazione di nuove opere che costituivano anche grandi progetti culturali. Ora, si punta sul capolavoro da appendere nella sala da pranzo di rappresentanza, quando non si preferisce custodirlo nel caveau di qualche banca.