Arte di Schiavone
Andrea Schiavone. Un dalmata a Venezia
Museo Correr, Venezia – fino al 10 aprile 2016. Il
controverso pittore venuto dalla Dalmazia torna nella “sua” Venezia con
una mostra che ne ripercorre la storia, affascinante e misteriosa.
Capace di conquistare Tiziano e ispirare Rembrandt, Andrea Schiavone
trova finalmente il riconoscimento che merita. Con buona pace di Vasari.
Scritto da Paolo Marella | giovedì, 24 dicembre 2015
SCHIAVONE CHI?
Quella di Andrea Meldola detto Schiavone è una storia particolare, di grande fascino e mistero. La sua biografia
è fumosa, colpa delle poche fonti rimaste e della scarsa documentazione
in merito. Ciò che desta ancor più interesse è la sua produzione
artistica, passata prima sotto le forche caudine dei critici della sua
epoca – Vasari in primis – e poi celebrata da illustri colleghi e
maestri, come Annibale Caracci o Tiziano.“Schiavone chi?”, in molti si chiederebbero, e non a torto.
Egli incarna l’eccellente secondo posto, il numero due, un talento tra i
maestri della Venezia cinquecentesca. Facciamo ordine. Andrea Meldola
nasce quasi certamente a Zara, nell’odierna Croazia, nei primi anni del
Cinquecento (tra il 1510 e 1515). Lo spostamento in terre veneziane più
accreditato lo vuole attivo intorno alla seconda metà del quarto
decennio, ma la scarsità di fonti non permette una ricostruzione
affidabile. Quello che possiamo supporre è che arrivò a Venezia per
imparare dai grandi, mentre è certo che fu autodidatta e trovò in
Parmigianino un maestro ideale. Provate, dunque, a immaginare cosa sia
stata la Venezia rinascimentale – straordinario scenario delle arti – e
come l’arrivo di questo sconosciuto abbia, in poco tempo, cambiato il
parere di molti.
UN ARTISTA FUORI DAL CORO
Schiavone fu un artista fuori dal coro – coro che contava personalità
come Tiziano, Veronese, Caracci, El Greco, giusto per citarne qualcuno
–, capace di imporsi con una tecnica assolutamente nuova e
spregiudicata, dando vita a una pittura rapita, abbreviata, sbozzata,
“di tocco”, che fece scalpore nella Venezia del tempo.
Fu proprio questa novità assoluta a spaccare l’opinione pubblica. Vasari sminuì Schiavone nella seconda edizione delle
Vite (1568), al contrario Annibale Caracci scrisse che “Schiavone
fu spiritoso e gratioso pittore, e così spedito e facile che avanzò di
gran lunga molti pittori fiorentini i quali Vasari essalta fino al
cielo”. Storie anche di oggi, potremmo dire. Paolo Pino, nel 1548, tra le pagine del Dialogo di pittura, attacca senza remore il pittore dalmata, definendo la sua tecnica un “empiastrar”, un pasticcio, insomma.
Ecco come lo sconosciuto venuto dalla Dalmazia, nella seconda metà del
secolo, conquistò un primo piano nel panorama artistico di Venezia. Lo
dimostra la menzione da parte di Francesco Sansovino nel suo
Delle cose notabili che sono in Venetia(1561). E Schiavone non era ancora arrivato nel pieno della maturità
artistica quando, nel 1548, Pietro Aretino, in una missiva, gli porgeva
la propria stima e quella espressa nei suoi confronti da
“il mirabile Tiziano”. Ci sarà stato anche un motivo se Jacopo Tintoretto – come poi rivelò successivamente il figlio Domenico –“teneva
avanti a sé, come per esemplare, un quadro di questo Auttore per
impressionarsi di quel gran Carattere di Colorito, così forzuto e
pronto”. E basterebbe guardare Sacra Famiglia con Santa Caterina o
Infanzia di Giove, per capire perché Marco Boschini nella Carta del navegar pitoresco(1660) esalta lo stile
“terribile e feroce” della “furia Dalmatina”, dal pennello veloce come una freccia.
TRA VENEZIA E L’EUROPA
In questo marasma di critiche ed elogi, le opere di Schiavone
raggiungono vertici di straordinario livello, tant’è che non c’è
famiglia nobile (a Venezia e in tutta Europa) o patriarca che non voglia
una decorazione di Schiavone o una sua opera. Produce moltissimo e a
Venezia arricchisce la Liberia Sansoviniana, la chiesa di San
Sebastiano, la chiesa dei Carmini e la chiesa di San Giacomo dall’Orio,
tutti interventi ancora oggi visibili.
Era talmente facile trovare un’opera di Schiavone nei salotti nobili della Serenissima che fu lo stesso Vasari a ricordare che“la maggior parte delle sue opere sono stati quadri, che sono per le case de’ gentiluomini”. Anche Leopoldo de’ Medici, nel 1654, acquista da Schiavone il Caino e Abele,
mentre Leopoldo Guglielmo d’Asburgo vantava nella sua collezione
numerose opere del Meldola, oggi conservate nel Kunsthistorisches Museum
di Vienna. Il mito Rinascimentale veneziano trova in Schiavone un altro
importante protagonista, la cui pittura, fatta di luce e movimento,
colori pieni e tocchi audaci, anticiperà Rembrandt e sorprenderà
Tiziano.
UNA MOSTRA A 360 GRADI
Se tutto ciò vi ha colpito, non potete perdervi la mostra allestista al
Museo Correr. Un corpus di 140 opere da tutto il mondo e 80 lavori mai
riuniti prima insieme. Una mostra di ricerca e necessaria, un’occasione
rarissima di vedere le opere di Schiavone riunite e affiancate a quelle
dei suoi grandi contemporanei.
Di squisita intelligenza allestitiva, la mostra al Correr e il corposo
catalogo allegato (acquistatelo!) dà una visione a 360 gradi di quello
che Andrea Meldola è stato e di quanto importante sia il suo lascito. E
soprattutto per rispondere alla domanda: Schiavone chi?
Paolo Marella
Venezia // fino al 10 aprile 2016
Splendori del Rinascimento a Venezia. Andrea Schiavone tra Parmigianino, Tintoretto e Tiziano
a cura di Lionello Puppi ed Enrico Maria Dal Pozzolo
a cura di Lionello Puppi ed Enrico Maria Dal Pozzolo
MUSEO CORRER
Piazza San Marco 52
041 2405211
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